2020 Masci dopo Covid

25 giugno. Il Masci a Sant’Antonio in Caldierino

Una calda sera di fine giugno la comunità Masci la Soca Caldiero –Tregnago- Soave si è data appuntamento alla chiesetta di Sant’Antonio, a Caldierino. Alcuni sono andati in bici, la maggior parte in auto. Pazienza se nessuno è andato a piedi. Infatti era stata lanciata l’idea di compiere un pezzo di strada, un piccolo tragitto che avesse il sapore della decisione personale, un modo per mettere un po’ di stile scout anche nella maniera in cui ci si recava all’appuntamento.

C’era l’idea di riprendere la strada dopo la pandemia, dopo l’immobilità, la paralisi a cui siamo stati costretti. Si tratta di riprendere la strada uscendo ciascuno dal luogo della propria quarantena, del proprio confinamento. La strada è una cosa da inventare, da costruire ogni giorno. E la strada per una comunità inizia con il ritrovarsi. Ma anche il solo ritrovarci era un fatto tutt’altro che scontato. Per qualcuno si trattava di un azzardo, una cosa da non fare, troppa gravida di rischi. Mi accorgo di quanto il virus ci abbia condizionato bloccando ogni volontà di agire, di fare, di aggregarci.

Non sapevamo bene dunque quale modalità dare a questo nostro ritrovarci. La modalità conviviale non ci sembrava molto opportuna visto le regole di distanziamento ancora molto stringenti. Un incontro di programmazione per l’estate? O un cantiere per il prossimo autunno? Ma programmare cosa? Tutto sembra ancora tanto in alto mare. I tempi si presentano immersi nell’incertezza e nell’inquietudine. Viviamo con l’incubo che il prossimo autunno il virus ritorni con tutta la sua virulenza.
Alla fine l’incontro è andato prendendo la forma più naturale, logica a pensarci bene. Si è pensato di caratterizzarlo come scambio di esperienze fatte in stile di comunicazione fraterna, come esperienza di ascolto e di preghiera. Ed è stato allora abbastanza facile, spontaneo, accettare l’invito a svolgere tale nostro incontrarci all’interno della bella chiesetta di Sant’Antonio che alcune persone del centro storico di Caldierino si sono premurate di aprire e di tenere aperta tutti i giorni durante tutti i lunghi mesi della pandemia. Ci è piaciuto sottolineare come quel luogo ristrutturato da qualche anno, sia diventato durante i giorni della pandemia luogo di sosta e di preghiera per diverse persone, un punto di ristoro e di luce in mezzo all’imperversare della tempesta del Covid 19.

Ci siamo infilati anche noi in questa piccola corrente spirituale. La strada che ognuno può fare si colloca sempre sulla strada che qualcun altro ha percorso. Da AS, da cristiani possiamo cercare un cammino che in un certo senso è già pronto. Il segno di questo cammino che ci precede tutti è stata l’Eucarestia attorno a cui ci siamo raccolti. L’Eucarestia che ogni
sera rimane ancora disponibile nella chiesetta per la preghiera e l’adorazione. Vero è che attorno ad essa, all’Eucaristia, abbiamo vissuto più un momento di ascolto che di comunicazione. Pochi se la sono sentita di parlare. Sembrava che lo stato d’animo predominante fosse quello di chi sa che le parole non riescono mai ad esprimere compiutamente il proprio vissuto. O forse è stato anche a causa della distanza, della posizione di ciascuno all’interno della chiesetta, delle mascherine. Insomma elementi che non hanno per nulla facilitato lo scambio delle esperienze e del vissuto. Ciò non ha però impedito di vivere l’altra importante dimensione, quella dell’apertura all’ascolto. L’ascolto dell’”Unico Maestro”. (una delle canzoni scelte e rivelatasi tanto adatta per questo nostro ritrovarci). Il tempo della pandemia è stato tempo di inattività per tanti, forse anche per tante nostre comunità. il canto dell’”Unico Maestro” ci ha permesso di comprendere che noi possiamo continuare “a fare meraviglie, con le nostre mani, i nostri piedi, con la nostra creatività perché Lui è il solo nostro primo maestro”. Lui agisce prima di noi e ci prende per mano. Ecco il senso di un momento di ripresa che ripresa non è stata almeno se intesa dal punto di vista materiale. Non abbiamo programmato e organizzato proprio nulla. Dal punto di vista tecnico, logistico, materiale siamo rimasti ancora (?) molto nel vago, immersi in una incertezza che un po’ continua ad inquietarci e ad invitarci alla prudenza. Ma almeno ci siamo detti, abbiamo sperimentato che prima di ogni nostra azione, prima di ogni nostro programma e progetto sta sempre la Parola del Signore e la sua presenza nell’Eucaristia. Ci siamo accorti, allora, che la nostra ripartenza non può che avvenire a partire dalla Parola e dall’Eucaristia. I documenti della Chiesa ci parlano tanto della centralità che l’eucaristia deve avere per la vita cristiana e per la vita di ogni comunità. “L’Eucaristia è fonte e culmine della vita cristiana” dice significativamente il Concilio. Il cardinal Martini giunto a Milano nel 1980 come arcivescovo scriveva il suo primo documento pastorale che portava per titolo “La dimensione contemplativa della vita”. Il secondo era tutto centrato sul tema dell’ascolto. Insomma il segno che ci è stato dato per la nostra ripartenza come comunità MASCI non era in relazione a programmi e progetti ma ad una dimensione di fede, forse da riscoprire e da rivitalizzare. Potremmo perdere tante cose, vederci privati di tante possibilità ma ci rimarrebbe sempre questa possibilità di aprirci al Mistero di Dio. Abbiamo riflettuto sui testi di missione dei dodici e dei settantadue discepoli ai capitoli 9 e 10 del vangelo di Luca. Testi da riprendere e da approfondire. Ovviamente qualche minuto di preghiera non poteva che farcene gustare un piccolo assaggio.

Comunque nella preghiera abbiamo compreso che quello della missione, dell’andare a piccoli gruppi, a due a due, potrebbe essere anche un paradigma per vivere la nostra pandemia, il tempo del distanziamento e forse della dispersione. Possiamo sostituire la parola Missione alla parola inglese che ci ha martellato tanto in questi mesi: la missione al posto del lockdown.

Una piccola esperienza comunitaria: per dire che il virus non ci ha fermati se non momentaneamente. La gioia del ritrovarsi assieme lo ha dimostrato. Si può essere comunità anche in maniera più diradata, più ridotta all’essenziale, distanziata. E come cristiani, come discepoli, ci si può sentire ancor più fortificati. Il futuro, con il suo carico di incognite e di rischi, di novità che possono rivelarsi prima di tutto come possibilità, non dovrà e non potrà farci paura. L’importante è che come scout restiamo disponibili e pronti a lasciarci coinvolgere e a fare la nostra parte. Accettando la sfida dei tempi nuovi che ci stanno davanti. Tempi nuovi per modalità nuove di stare assieme e di agire nella consapevolezza, però, che, attorno all’Eucarestia, la nostra presenza, il nostro servizio e la nostra testimonianza potranno continuare e maturare ancor di più.

Stefano Costa – Masci La Soca Caldiero

Utilizzando il sito mascicaldiero.org, si acconsente all'uso dei cookie anche di terze parti.Se continui senza cambiare le tue impostazioni, accetterai di ricevere i cookies dal sito mascicaldiero.org. In ogni momento potrai cambiare le tue impostazioni relative ai cookies: in caso le impostazioni venissero modificate, non garantiamo il corretto funzionamento del nostro sito. Per saperne di più sui cookies che utilizziamo e come eliminarli, vedi la nostra informativa su utilizzo dei cookies.

Accetto i cookie da questo sito.

EU Cookie Directive Module Information