2015 Le stragi di Parigi

A proposito dei fatti di Parigi, delle stragi multiple, accadute venerdì sera.
Qualche osservazione:

  1. “Signore, Disarmali. Signore disarmaci” Enzo Bianchi riporta, su Avvenire di domenica 15. 11, l’inizio di una preghiera dei monaci di Tibhirine nei confronti del terrorismo jihadista algerino dal quale saranno poi massacrati barbaramente. Che significa: non farci entrare nella stessa logica di violenza e di morte. Una reazione armata, una soluzione militare, poste determinate premesse, non può probabilmente che essere inevitabile. La storia è fatta di guerre. Di guerre e migrazioni. È tracciata, purtroppo, dal sangue della gente. Chi può valutare la validità di un attacco o di una soluzione militare? Probabilmente è a questo che si vuole arrivare. Ma la guerra è sempre una sconfitta. Perché chiama altro sangue. Eppure in guerra ci siamo già. E si tratta di una guerra completamente differente da quelle precedenti. Si tratta di una guerra che mira a colpire l’occidente in quanto tale, con i suoi simboli, con i suoi valori.
  2. I protagonisti di quegli atti di violenza e di morte (perfettamente riusciti) sono estremisti, esaltati, fanatici. Gente (giovani?) che non ha altro da perdere. Che non esita a sacrificare la propria vita per queste azioni. Giovani che si preparano ed aspettano il momento in cui si faranno saltare in aria provocando il più alto numero possibile di vittime. Non importa che siano vittime innocenti, che non hanno nulla a che vedere con le loro idee. Vittime che hanno come unica colpa quella di appartenere, in un modo o nell’altro, al mondo che questi esaltati fanatici vogliono distruggere. Parliamo di gente che ce l’ha a morte con il mondo, che vorrebbe tornare ad una situazione (Isis, lo Stato Islamico) di vita più o meno preistorica, la cui unica legge valida è la Sharia. Quando uno non ha nulla da perdere può diventare facilmente uno disposto a tutto. Non dimentichiamolo. Fanatici e disperati possono darsi facilmente la mano. E l’ideologia di questi pazzi taglia gola proviene dal deserto. Il deserto è il luogo della non vita, il luogo dell’aridità, del vuoto, del silenzio spettrale e assoluto, il luogo del nulla. Il loro obiettivo è annullare la vita, con tutte le sue manifestazioni di gioia, di canto,di gioco, di musica, di possibilità di stare assieme. La loro testa è totalmente incapace di concepire ogni idea di bellezza, compresa la bellezza femminile. La donna non esiste per loro. Deve essere nascosta, coperta, annullata.
  3. Necessità di fare i conti con la realtà. Occorre imparare il rispetto e la considerazione per quello che c’è. La nostra realtà, la nostra vita potrà non essere la cosa migliore possibile ma è l’unica che abbiamo a disposizione. Bisogna imparare a mediare, a stare con i piedi per terra. E i macellai dell’Isis sono presentati come grandi idealisti, come dei veri credenti in Allah. Ma l’idealismo va a braccetto con il fondamentalismo. Tagliano teste, sgozzano con la maggior naturalezza e, allo stesso tempo, non hanno alcun problema a farsi saltare in aria quando se ne presenta l’occasione. Siamo in presenza di una sorta di follia. Sono disposti a morire per una causa. La vita, la loro e anche quella degli altri, non vale niente. L’occidente potrà avere tutti i limiti ma perché si è imposto come il modello di vita più adatto e accettato dalla stragrande maggioranza dell’umanità? Perché al suo interno è possibile la coesistenza pacifica tra tutte le razze, le fedi e le culture. L’ occidente è sinonimo di libertà, di democrazia, di tolleranza, di rispetto e accoglienza del diverso: vedi i principi della rivoluzione francese, lo spirito della fondazione degli Stati Uniti d’America, solo per fare alcuni esempi. Forse è proprio questo che da’ fastidio ai barboni islamici. Perché loro rappresentano l’esatto contrario di tutto questo. E la prova qual è? Che loro sono contro la vita e contro ogni forma di bellezza. Sono contro la felicità. Sono persone di morte. Non è un caso che le stragi di venerdì notte si siano verificate a Parigi, città simbolo di un certo modo, laico e cosmopolita, di intendere e di vivere la vita, e in sette luoghi di divertimento: allo stadio, nei bar, nei ristoranti, in un teatro dove stava esibendosi un gruppo rock …
  4. Lo Stato islamico non è l’Islam. Occorre ribadirlo anche se loro continuano a ripetere che quello che fanno lo fanno solo per compiere la volontà di Dio: “Allah akbar!” I nazisti dicevano “Gott mit uns!” … i delitti più atroci sono stati compiuti in nome di una ideologia o di una fede religiosa. Come a dire: che nel momento in cui compie le azioni più spaventose l’uomo non ha il coraggio di assumersi la propria responsabilità. Deve presentarsi come l’esecutore di una volontà superiore. “Ti sto tagliando la testa. Ma lo faccio in nome di Allah”. Che assurdità è mai questa? Ma si può pensare che Dio possa essere in qualche modo coinvolto in queste azioni efferate? Giustamente papa Francesco ha detto all’Angelus che chi usa il nome di Dio per giustificare i propri crimini sta bestemmiando. La bestemmia non consiste nell’offendere la persona di Dio con particolari, e molto spesso volgari, epiteti ma nell’uso improprio, strumentale del suo nome. Giustamente per il popolo ebreo il nome di Jahvè è sempre impronunciabile. Nel senso che nessuno lo può usare a suo piacimento. Nessuno può servirsi del nome di Dio per fare i suoi comodi. Fanno paura questi islamici che parlano tanto di volere di Allah. Allo stesso modo in cui fanno paura i fondamentalisti presenti in tutte le religioni che si presentano come quelli che hanno le idee tanto chiare soprattutto in riferimento a quello che è bene e male, a quello che va fatto o non fatto. Dio non vuole mai la morte. Mai! Questa è un’immagine, una crudele caricatura che di Dio fanno uomini interessati a fini politici. Le guerre sono fatte tutte per motivi politici, di potere, molto spesso ammantati di argomenti religiosi per plagiare e rendere succube la gente.
  5. Il messaggio della Bibbia è chiaro e forte: Dio non vuole mai la morte. “Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi” (1 Tm 2, 4). “Io sono venuto perché abbiano la vita in abbondanza” (Gv 10, 10). Mai e poi mai si può pensare di ammazzare in nome di Dio. L’uccisione di un uomo è la forma più grave del peccato, il peccato più grande, ovvero ciò che allontana irrimediabilmente l’uomo da Dio.

15. 11. 2015                    Stefano Costa

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