2015 Uscita Masci a Costigiola vicentina.

“Nessun uomo è un’isola”.
La celebre poesia di John Donne, poeta inglese del XVII secolo, ha costituito il filo conduttore, il leit motiv dell’uscita di inizio anno organizzata assieme dalle comunità masci di Caldiero e di Sarcedo –Thiene. L’uscita si è svolta nella suggestiva base scout di Costigiola, sulle colline vicentine.
Ci siamo ritrovanti alle otto di mattina come di consuetudine davanti alla casa parrocchiale. Assieme ad un buon numero del gruppo masci erano presenti un paio di coppie di amici di Borgo Roma e di Sommacampagna che da tempo ci stanno sostenendo partecipando a diverse nostre iniziative.
Il gruppo di Sarcedo Thiene era già presente alla base dalla sera precedente e ci stava attendendo con una certa trepidazione. Era stato programmato un piccolo cammino per la mattinata e non c’era molto tempo da perdere.
Il rito dell’Alzabandiera svoltosi attorno all’enorme struttura in legno sul prato retrostante la base si è concluso con una preghiera e con il lancio della giornata. La poesia ha dato subito il tono dell’esperienza. Nessun uomo è un’isola. Partecipiamo tutti della stessa umanità. Quando sentiamo – una volta era un’esperienza frequente nei nostri borghi e nelle nostre vallate - la campana che annuncia la morte di qualcuno, non dobbiamo chiederci per chi sta suonando. Quasi un interrogativo scaramantico: sapere chi è io defunto, sapere se è uno che conosciamo o che ci sta vicino per amicizia o per parentela. Non importa sapere per chi sta suonando. Lei sta suonando per te, per ciascuno di noi. Perché ogni uomo fa’ parte della nostra vita. Noi formiamo la stessa umanità. E la morte di un solo membro di questa umanità ci impoverisce tutti.
L’uscita comune, svoltasi domenica 11 ottobre, ha costituito un’ulteriore passo nella serie di incontri e attività che le due comunità stanno portando avanti assieme da qualche tempo. Si tratta di una delle dimensioni che caratterizzano il Masci e che viene continuamente sollecitata negli incontri di formazione: la dimensione dell’apertura, dello scambio. Un gruppo di adulti scout trova stimoli e arricchimento quando si incontra con un altro gruppo di adulti che vive lo stesso ideale scout in un ambiente differente. Ogni realtà è differente. È interessante scoprire come lo stesso ideale venga coniugato in modo differente a seconda delle situazioni e degli ambienti in cui viene accolto.
La giornata è stata vissuta all’insegna della semplicità, anche dal punto di vista organizzativo. Una comunità ha accolto l’altra. Il fatto di esser stata presente alla base scout dal giorno precedente e aver potuto così predisporre in modo più adeguato l’organizzazione logistica ha mostrato che sempre abbiamo bisogno di qualcuno che prepara qualcosa per noi. Sono stati loro, la comunità del Sarcedo Thiene, a rendere la base scout di Costigiola accogliente per tutti.
L’accoglienza è stato, dunque, il primo valore che tutti ci siamo portati a casa. Non si può vivere alcuna esperienza se non si è accolti da qualcuno. In questo senso la comunità Sarthi ci ha dato un bel esempio. E non è stata la prima volta che facevamo questa esperienza assieme a loro.
Un altro valore vissuto assieme è stata la strada. Subito dopo l’alzabandiera ci siamo messi in cammino in direzione del paese di Monteviale in cui avremo partecipato all’eucaristia assieme alla comunità parrocchiale. La celebrazione come punto di arrivo di un cammino. L’eucaristia domenicale vissuta non come obbligo, come cosa dovuta, ma come valore. Valore per il quale è bene fare anche qualche sacrificio. Mi viene in mente negli anni che appartengono al secolo scorso - un secolo che sembra lontano da noi molto più dei pochi anni che rappresenta – la normalità, l’ovvietà con la quale la gente che viveva nelle contrade o nelle case sparse nel territorio affrontava cammini ben più consistenti per non mancare all’eucaristia nella chiesa parrocchiale.
Due sottolineature a questo proposito. Il sentiero non presentava alcuna difficoltà oggettiva, eppure ha comportato per tutti un certo grado di fatica, soprattutto quando si è trattato di affrontare l’ultimo tratto di salita nel bosco sottostante il centro abitato. Il sentiero era mal segnato, pieno di erbacce, scivoloso. Abbiamo dovuto fare i conti con i nostri acciacchi e con le nostre calzature poco adatte. Segno che non
siamo più abituati a camminare? Oppure che ogni strada, ogni impresa va sempre presa sul serio, mai sottogamba. E comunque le esperienze che possiamo vivere, in qualche modo, ci sorprendono sempre. Non accadono mai nella maniera in cui noi le avremmo programmate. Anche quaranta semplici minuti di cammino collinare possono diventare un’esperienza di vita, da cui apprendere e da cui lasciarci sorprendere.
La seconda sottolineatura riguarda la partecipazione alla messa domenicale. La chiesa di Monteviale era grande e ben tenuta, fin troppo in proporzione alle dimensioni del centro abitato, almeno per quello che abbiamo potuto constatare. Ci siamo mescolati ad una comunità molto viva. La celebrazione era ben curata. I canti convinti. La presidenza del celebrante molto convincente. Bella l’idea delle ministranti che, sulla porta della chiesa, salutavano i fedeli augurando loro buona domenica invitandoli a sentirsi accolti dalla comunità. Un’esperienza di eucaristia, di condivisione della Parola e del Pane, fatta da una comunità piccola ma molto motivata.
Abbiamo fatto poi ritorno alla base per un’altra strada.
Alla base abbiamo preparato assieme il pranzo con quello che ogni comunità aveva preparato in antecedenza. Ed è stata per tutti l’opportunità di sperimentare il valore della condivisione. Non c’è altro come l’atto di mangiare assieme che permette di sperimentare quanto sia bello e appagante lo stare assieme. Lo stare assieme attorno ad una mensa e ad un bicchiere di vino, ovvero in un clima di rilassamento sano e di festa. Nella vita non esistono solo i problemi, l’intreccio soffocante delle situazioni e dei conflitti di ogni giorno. Il bisogno dell’uomo di festeggiare serve a non lasciarsi sopraffare da tutti i problemi e drammi della vita. E’ importante che esistano momenti di questo tipo. Per dire che la vita viene prima e dopo ad ogni problema. Ogni settimana termina nella domenica, nella festa, per poi ritornare al ritmo della ferialità di ogni giorno.
Nel pomeriggio Paola Finetto, del masci di Caldiero, ha celebrato davanti alle due comunità la sua Promessa.
È arrivato il suo momento. Un momento atteso. Per ognuno e per ogni cosa esiste il proprio tempo. E quasi sempre gli eventi più importanti della vita accadono non solo per la volontà personale ma per una serie di fattori concomitanti che giungono a maturazione. Fattori che sono esterni a noi e che chiedono di essere accolti e fatti propri. La promessa di un adulto ha un po’ il carattere di una cosa eccezionale. Per questo nel masci la si vive generalmente in modo individuale. La promessa fa’ diventare la persona ufficialmente scout. La comunità, che vive la promessa attorno a chi la chiede dopo aver fatto un pezzo di strada assieme e aver dimostrato di averne compreso il significato, trova in questi momenti tutti i motivi del proprio orgoglio.
La promessa di ogni adulto scout è un momento maturante per tutti. Per chi la fa’ e per i compagni ed amici che partecipando rivivono la propria. La promessa permette di sentirci scout, di mettere nel nostro zaino tutto il bagaglio di valori che questo movimento porta con sé fin dalla sua nascita e di sentirci fratelli/sorelle di ogni altro scout.
È stato un momento importante e bello a cui ha fatto seguito la lettura delle due carte di comunità. È importante sapersi ripetere ogni tanto i valori ideali che un giorno più o meno lontano sono stati messi su carta per indicare il proprio impegno e le proprie motivazioni ideali. Si vive di quotidianità, di immersione nei problemi, ma anche di cariche ideali. Non dobbiamo aver paura di confrontarci tra di noi e nello stesso tempo di guardare in alto. Probabilmente gli ideali non saranno mai realizzati pienamente. Se ciò avvenisse cesserebbero di essere ideali. Ma nonostante questo abbiamo bisogno di confrontarci con loro, per sentire che la nostra vita, il nostro trovarci assieme, vive innanzitutto di questi sapori alti.
Ripetere quello che è stato scritto un giorno, inoltre, da’ la possibilità di approfondire e di far attualizzare nell’oggi che stiamo vivendo ora quello che è stato pensato e messo su carta tempo addietro ampliandone e arricchendone la comprensione magari in vista di ulteriori stesure.
Dopo la cena vissuta nell’allegria e nella gioia di una giornata condivisa nella semplicità ci siamo salutati con la rottura del cerchio. Le due comunità hanno fatto ritorno ai loro paesi. Un anno ci sta davanti. Un anno da programmare, un anno di sfide, di incontri, di impegni, che ci porterà su strade nuove e impensabili. L’esperienza di oggi lo sta a dimostrare. La strada dipende da noi, dalla nostra volontà, dalla nostra fantasia, dal nostro coraggio. Dalla capacità di tentare cose nuove, di non stare seduti ad attendere qualcosa dall’esterno.
Un gruppo scout va avanti perché ci sono persone che accettano la sfida di inventare qualcosa di nuovo rispondendo alle sfide della realtà che ci circonda. La strada sta davanti a noi, ma siamo noi a farla, a realizzarla ogni giorno. La strada siamo noi.

Stefano Costa

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