2015 Pellegrinaggio a Monte Berico (Vi)

Per il secondo anno consecutivo il gruppo Masci La Soca di Caldiero ha organizzato e proposto il Pellegrinaggio al Santuario mariano della Madonna di Monte Berico a Vicenza nei giorni 30 e 31 maggio 2015.

Tra le tante attività questa del pellegrinaggio è una delle principali, una di quelle che ci caratterizzano di più come gruppo di adulti scouts. Per questo nel corso dell’anno abbiamo preferito rinunciare ad altre attività e concentrarci di più, per così dire, attorno a questa. Tante attività di “servizio” sono per così dire periferiche. Questa invece ci sembra far parte del nucleo. Si tratta di una delle attività che più ci caratterizzano come gruppo. Eravamo in 23 partecipanti. Una piccola parte (5) faceva parte del gruppo masci di Caldiero. C’era poi una coppia del gruppo Masci Mario Mazza di San Michele. Gli altri erano amici e simpatizzanti. Per alcuni è stata l’occasione di ritrovarsi, avendo partecipato ad altre edizioni di questo pellegrinaggio (a Monte Berico lo scorso anno e alla Madonna della Corona negli anni precedenti). Per altri è stata l’occasione di incontrarsi e conoscersi per la prima volta.DSC02019P

Ogni gruppo ha bisogno di imprese per affermare una propria identità, imprese da programmare, costruire e verificare. Chi ha partecipato a questi due giorni di cammino si è reso conto di cosa significa vivere un cammino come cristiani e come adulti all’interno di questa associazione. Perché non c’è altro come la strada che possa far condividere una vera esperienza di vita.

“Insieme abbiam marciato un dì per strade non battute. Insieme abbiam portato un dì lo zaino che ci spezza. Insieme. È il motto di fraternità. Insieme nel bene crediam”.

Le esperienze di fatica e di sudore diventano in qualche modo memorabili. Pensiamo alle esperienze estive: ai campi, soprattutto alle routes. Per il nostro gruppo di adulti è stata veramente un’impresa l’organizzazione e la realizzazione di questo pellegrinaggio.

Dal parco Baden Powell di Caldiero, sabato mattina siamo partiti in direzione San Bonifacio e Lonigo dopo la prima, semplice proposta di riflessione del giorno. Ci ha accompagnati un libro di meditazione e devozione proveniente dalla tradizione delle chiese orientali: “I racconti di un pellegrino russo”. Si racconta di un povero che si mette per strada con l’intenzione di passare la vita da pellegrino. Sono importanti le mete che lui si prefigge di raggiungere, in particolare il centro religioso di Irtkusk in Siberia e poi Gerusalemme, ma la sua storia ci interessa soprattutto per la strada, gli incontri, le avventure e ancor di più per la preghiera del cuore appresa da uno staretz (maestro religioso ortodosso) e poi recitata incessantemente giorno e notte lungo i mesi e gli anni del suo girovagare. Quella del pellegrino è una condizione di vita che è sempre stata presente nella vita della chiesa. Pensiamo ai pellegrini di Santiago, di Roma, di Gerusalemme …

Il nostro è stato un vero pellegrinaggio anche se è durato solo due giorni. Giacché ognuno deve misurare e realizzare la forma di pellegrinaggio adatta a lui, ai ritmi della sua vita. Tutti hanno una famiglia, un lavoro. E la pensione diventa per le generazioni che vengono avanti sempre di più un miraggio per pochi fortunati (almeno il fatto di goderla in una ragionevole salute fisica).

Ci sono pellegrinaggi che durano mesi, anni, altri che si misurano nell’arco di una o due giornate. L’importante è che il viaggio conservi le caratteristiche del pellegrinaggio che sono un certo grado di fatica (deve costare un po’), una meta ideale e simbolica, la possibilità di vivere qualcosa di diverso dai ritmi di vita consueti (lavoro, famiglia, affetti …) Un momento di stacco per poi ritornare più caricati al proprio quotidiano.

Arrivati a San Bonifacio dopo una passeggiata piacevole perché compiuta nelle prime ore della mattinata e in mezzo alla campagna di Caldiero e di Castelletto abbiamo fatto una piccola sosta. Al bar centrale abbiamo preso un caffè. Ed è stato un momento che ha reso possibile una certa forma di visibilità pubblica che è poi una forma di testimonianza. A differenza dello scorso anno che ci ha visti passare in forma defilata dal centro, consideriamo questo particolare come un fatto positivo. Altra sosta significativa all’antico santuario della Madonna dei Miracoli di Lonigo con la simpatica accoglienza del parroco. Foto di rito di tutto il gruppo sulla scalinata del maestoso duomo di Lonigo in mezzo ad una marea di ragazzi che si riversavano sulla piazza al termine delle lezioni. Anche in questo momento abbiamo avuto modo di sottolineare il valore della visibilità. Che segno sarà stato per quella marea di giovani questo gruppo di adulti di varia età, alcuni dei quali agghindati con il fazzoletto azzurro al collo? È un po’ il valore di una “traditio”, di un trapasso di nozioni come si dice nello scoutismo. Quella del cammino è una dimensione che appartiene principalmente alla fase giovanile della vita. Se la si affronta da adulti è perché ci si continua a sentire giovani dentro. Giovani o in cammino, ovvero alla ricerca, sempre desiderosi di apprendere e di crescere. Il pellegrino sa che non può mai considerarsi un arrivato, anche quando raggiunge la meta che si era prefissata. Immediatamente dovrà pensare a qualcosa di nuovo da raggiungere, da realizzare.

Nel parco della villa dei padri Pavoniani (ho scoperto che sono quelli della casa editrice Ancora) abbiamo consumato il nostro pranzo al sacco. Siamo poi ripartiti in direzione di Pederiva di Grancona dove siamo giunti intorno alle 17,30. Come l’anno scorso siamo stati ospitati dall’accogliente albergo della Lisetta. La cena abbondante è servita a celebrare assieme le fatiche della giornata.

Al mattino ripartenza per Monte Berico, dopo un semplice momento di riflessione e preghiera ad una chiesetta romanica dedicata a Sant’Antonio. Anche stavolta siamo stati aiutati dal nostro amico pellegrino e dal salmo 122. “Quale gioia quando mi dissero: andremo alla casa del Signore” , che fa’ parte del gruppo dei salmi dell’ascensione, ovvero del pellegrino. La seconda giornata si è rivelata, come lo scorso anno, più faticosa sia per la fatica accumulata nella giornata precedente, sia per il caldo. L’arrivo a Monte Berico è stato comunque allietato dal restante gruppo del Masci che non ha potuto partecipare alla fase del cammino in senso stretto, sono stati loro a ristorarci con un pranzo al sacco, un pic nic, che aveva il sapore gustoso della condivisione. Altro elemento essenziale del nostro camminare: lo stare assieme e il realizzare ogni cosa assieme. E si può fare qualcosa solo perché altri fratelli o sorelle ci hanno sostenuto con il loro aiuto discreto.

Alle 15.30 il gruppo si è riunito nella chiesetta del convento dei Servi di Maria che prestano servizio al santuario per vivere la sorpresa dell’Uscita: la celebrazione della promessa di padre Claudio(il nostro a.e). È stato un momento molto intenso e commovente per tutti i partecipanti. Per i membri del gruppo M.A.S.C.I e anche per gli amici che ci accompagnavano. La promessa per lo scout è un momento di luce a cui può far ritorno in ogni momento della sua vita, per un adulto poi ha un significato ancora più profondo perché parte da una consapevolezza molto maggiore della propria responsabilità. Don Claudio ci ha ricordato alla fine il posto che ha avuto la promessa nella sua vita. C’è una promessa fondamentale e che vale per tutti: è quella del proprio battesimo, fatto proprio in modo consapevole con la confermazione. Per lui c’è stata poi il momento dei voti nell’ordine religioso a cui appartiene e, infine, l’ordinazione sacerdotale. Ora, come un altro passo dello stesso cammino, la promessa come adulto scout. Ciascuno deve vivere il proprio battesimo, vale a dire il proprio impegno di appartenere in qualche modo a Cristo e di testimoniarlo con la propria vita. La promessa ha senso perché si intende la propria vita all’interno di un progetto di fede e di servizio.

Un pellegrinaggio come questo ci ha fatto capire che è possibile vivere questa realtà se ci si aggancia al cammino di un gruppo. In un tempo di come il nostro in cui i gruppi e le associazioni sembrano vivere un momento di crisi occorre comprendere che l’appartenenza ad un gruppo non va vissuto come una limitazione delle proprie possibilità, come trovarsi rinchiusi in una gabbia o inquadrati in riti e regole che non ci siamo dati noi, ma come un’opportunità di mettere a fuoco i propri doni. Precisamente assieme ad altri fratelli e accettando di camminare verso gli obiettivi e gli ideali che questo gruppo ci propone. L’adulto è la persona che sa vivere e cogliere il valore delle proposte che gli vengono offerte, sapendole osservare e far proprie come opportunità di crescita.

Abbiamo poi partecipato all’Eucarestia nel santuario. Don Claudio era tra i concelebranti ed ha avuto così modo di presentarci all’assemblea. Altro momento di visibilità e di testimonianza che abbiamo vissuto con una certa trepidazione.

Alle 18.30 abbiamo fatto ritorno a Caldiero in treno, percorrendo in meno di mezzora, la strada che abbiamo fatto all’andata in un giorno e mezzo. 

                                                                                                 Stefano Costa

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