2020 La vittoria del virus

Non è più tempo di festa,

non è più tempo di lavoro fatto assieme,

non è più tempo di riunioni,

non è più tempo della condivisione gioiosa e salutare,

dello stare gomito a gomito con l’altro.

Il cinghiale era fin troppo abbondante e la fioretta per gli gnocchi è avanzata nel frigorifero. Abbiamo riempito troppo i nostri granai. Chi poteva pensare una cosa del genere? cene e libagioni sono state bandite, assieme ad incontri, convegni, celebrazioni.

È tempo di digiuno. Di digiuno e forzata sobrietà, imposte dalle ordinanze delle autorità civili e dai comunicati dei vicari diocesani.

Parola d’ordine dell’emergenza: evitare il più possibile ogni assembramento.

Il contagio passa attraverso il contatto personale, l’approccio, l’avvicinamento.

E se passasse l’idea che dall’altro bisogna guardarsi? Che il virus potrebbe nascondersi dietro ogni volto? Abbiamo sempre la tentazione di cercare gli untori attorno a noi.

Ecco la vera epidemia, il vero virus, la vera pestilenza: introiettare l’idea che l’incontro, la condivisione

possano essere causa di danno. Ritenere che l’altro possa farmi, in qualche modo, del male.

Ma dov’è alla fine questo virus? Dov’è la sua forza? Il suo pungiglione? (1Cor 15,55) Proprio là dove vedo qualcuno scansarsi quando faccio cenno di avvicinarmi. La paura è il suo pungiglione, la paura dell’altro.

Parliamo di allarmismo.

Ecco la sua vittoria. Esser riuscito a paralizzare una città, un paese, il mondo intero, impedendo ogni iniziativa e attività. La fine del mondo può esser meno traumatica di quanto non si possa pensare. Ne stiamo vivendo le prove generali? Ma siamo noi a cercarcele, a inventarcele. Qualcuno forse starà sogghignando di noi, dietro le quinte del palcoscenico del mondo.

Anche le messe sono state proibite, bandite.

Dov’è il precetto domenicale? Il non poter fare a meno, come credenti, di “celebrare il Giorno del Signore”?

Ottiene più l’omologazione, l’accordo tra vicari, prefetti e ministri che la ferocia dell’Isis e di ogni fanatismo.

Ma si può sempre pregare da soli. Le chiese sono rimaste aperte. La solitudine è comunque sempre una dimensione importante, fondamentale per la vita di tutti noi, una dimensione di cui non possiamo fare a meno per non smarrirci.

La festa è finita, prima del tempo. Non c’è più carnevale e sagra. La quaresima è iniziata, con il suo carico di penitenza, di silenzio, di contrizione, di invito alla sobrietà, alla moderazione. Soprattutto con il suo invito alla conversione. E tutti sappiamo quanto bisogno abbiamo di ritrovare il senso di queste parole.

Forse una cosa dovremmo, potremmo imparare da questo evento: abituarci a fare a meno di tante cose, abituarci all’idea che sia possibile cambiare il nostro stile di vita? (La campagna sugli “stili di vita” di qualche anno fa’?!)

Nel cammino della vita cristiana (per chi ci crede) si parla della fondamentale attitudine alla CONVERSIONE.

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